Il PNRR, fra le tante novità, ha lanciato una nuova sfida: realizzare un modello di comunità locale allargata, che coniughi la messa a disposizione delle risorse naturali come acqua, boschi e paesaggio con le sfide della rivoluzione verde e della transizione ecologica. Protagonista sarà l’interconnessione delle aree montane e marginali che devono riacquistare attrattività e competitività per sostenere le sfide del prossimo futuro. Un mix and match che è stato già raccolto da tre green communities pilota che hanno ottenuto il placet del Ministro per gli affari regionali e delle autonomie: “Terre del Monviso” della Regione Piemonte, “la montagna del latte” della Regione Emilia-Romagna e “il Parco regionale Silente Velino” della Regione Abruzzo.
Gli ambiti che dovranno sviluppare toccano i temi centrali del PNRR. Per soddisfarli occorrerà lavorare bene sull’allineamento fra quanto richiesto e quanto possibile fare.
Il progetto “Terre del Monviso” attua il coinvolgimento di un’area vasta comprensiva del 75% di Comuni montani ( 29 comuni con una superficie di 903 Kmq ) che includono aree protette (un parco naturale, 8 riserve naturali, 7 Zone speciali di conservazione e un Sito di interesse comunitario ), risorse ambientali qualificanti (il Monviso e l’asta del fiume Po) e la prima riserva transfrontaliera italiana MaB Monviso, in cui sono attivati laboratori collettivi nei quali attuare politiche di sostenibilità. Le principali attività della neonata green community sono: la creazione di una housing sociale, che unisce la natura turistica della montagna con un nuovo approccio di abitabilità destagionalizzata; la riqualificazione edilizio-energetica di edifici pubblici; l’implementazione di una comunità energetica locale pubblico-privata e lo sviluppo di un turismo sostenibile per tutti i territori rurali della community. Coinvolte attivamente nel progetto le Unioni montane “Val Varaita” e “Alta Valle Monviso”, il GAL “Tradizione delle terre Occitane”, il contratto di fiume “Alto Po” ed il consorzio “BIM” del Po.
La “Montagna del Latte” della Regione Emilia-Romagna è un progetto che nasce dal basso e matura già nel 2018 come sviluppo dell’area di produzione del Parmigiano Reggiano che coinvolge 7 Comuni dell’appennino Reggio-Emiliano penalizzati nel tempo dalla scarsa connettività, dall’isolamento logistico, dallo spopolamento alla ricerca di opportunità di lavoro. Gli obbiettivi sono molteplici: offrire moderni servizi di assistenza medica di prossimità, una formazione scolastica adeguata e professionalizzante, interconnettività, mobilità green, internazionalizzazione della filiera del Parmigiano Reggiano e sviluppo della filiera del legno.
Il “Parco Regionale Velino-Sirente” nasce nel 1989 su un’area di oltre 50.000 ettari, per conservare alcune emergenze di habitat di specie animali e vegetali presenti nel territorio. Coinvolge 23 comuni legati dalla sottoscrizione di una convenzione e fa da cerniera fra la conca aquilana e la Marsica. La parte montuosa è rappresentata dal Monte Velino e dal Monte Sirente mentre gli altipiani sono quelli delle Rocche, di Pezza e dei Prati del Sirente. Ci sono anche canyon, di superficie (le gole di Celano e San Venanzio) e sotterranei (le grotte di Stiffe); Per chi ama la cultura è possibile visitare castelli, conventi e abbazie, conservati in ottimo stato. Il must di questo progetto, oltre alla conservazione della biodiversità e alla sua valorizzazione, è lo sviluppo del turismo lento e sostenibile con soluzioni di accoglienza e ristorazione interni al parco ed in linea con la sua filosofia. Tant’è che recentemente ha ottenuto il riconoscimento di Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS), una delle tre certificazioni che l’Europa riconosce a chi predispone un Piano di Azioni definito da operatori, enti locali, associazioni ambientaliste e culturali che rispetta i rigorosi parametri di Europarc Federation con validità di cinque anni.
Ognuna di esse riceverà 2 milioni di euro per sviluppare un prototipo di realtà territoriale che valorizzi le risorse della tradizione agro- rurale nella modernità metropolitana, dando corso ad una crescita sostenibile di entrambe, facendo scelte green, come: energie rinnovabili, produzione e trasporto di idrogeno da biomasse boschive, efficienza energetica degli edifici, tutela e valorizzazione del territorio e della riserva idrica, turismo sostenibile, integrazione del sistema di mobilità in chiave green.
Praticamente una sperimentazione su scala ridotta di quanto dovrà essere realizzato a livello nazionale per finalizzare 4 sulle 6 missions previste dal PNRR. Le Green Communities potranno contare su un anticipo economico del 40% del totale se presenteranno un piano di sviluppo del progetto in linea con gli obbiettivi nazionali e Europei. Nello specifico, esse dovranno soddisfare i targets comunitari di sostenibilità che impongono l’esclusione di attività in conflitto con il principio di “non arrecare danno” all’ambiente. Non potranno perciò includere attività connesse ai combustibili fossili; attività nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) che generano emissioni di gas a effetto serra previste non inferiori ai pertinenti parametri di riferimento; attività connesse alle discariche di rifiuti, agli inceneritori e agli impianti di trattamento meccanico biologico; attività nel cui ambito lo smaltimento a lungo termine dei rifiuti potrebbe causare un danno all’ambiente.
Seguiranno due tranches: uno stato avanzamento lavori del 40% e un saldo a consuntivo del 20%. La deadline è prevista per il secondo trimestre 2026 entro cui dovrà essere completato almeno il 90% degli interventi previsti nei piani presentati dalle Green communities.