Con la prossima conversione in legge del D.L. n. 50/2022 (decreto aiuti) le PMI che decidono di accelerare il percorso verso la transizione tecnologica grazie all’acquisto di beni immateriali nuovi e allo sviluppo delle competenze e della professionalità dei dipendenti, potranno godere di un importante incremento del credito d’imposta per le spese sostenute.
Dal 20 al 50% per gli acquisti di beni e dal 50 al 70% per la formazione delle risorse umane. Se ne è parlato lo scorso 5 luglio, nell’appuntamento veronese di “oltre la network transformation”, il road show organizzato da Retelit spa, società leader nello sviluppo di progetti di trasformazione digitale delle imprese. A discuterne, quattro stakeholders: Stefano Righetti CEO di Hyphen Group, Eleonora Di Maria, presidente di Vsix, Veronica Leonardi, CMO di Cyberoo e Davide Giustina BU director Industry 4.0 di Retelit.
Molti gli argomenti toccati dai relatori durante la tavola rotonda, moderata dalla giornalista Roberta Paolini: dal Passaporto digitale di un prodotto alla digital Factory; dallo sviluppo di infrastrutture tecnologiche caratterizzate da connettività veloce all’ utilizzo di intelligenza artificiale; dall’importanza della cybersecurity nella tutela dei dati sensibili aziendali alla definizione del perimetro digitale aziendale.
La sfida, ora, è implementare il processo di produzione fisico nel manifatturiero o nell’industriale con il suo twin digitale, tutelandone l’identità e la filiera dalle frodi ed emulazioni. Come pure incrementare la fruibilità di big data per orientare il proprio business, ovvero, proteggere la propria infrastruttura tecnologica da ramsonware che possono trovare facili vulnerabilità nell’ecosistema aziendale di relazioni digitali. Innovazioni apparentemente dispendiose, ma necessarie, soprattutto per le piccole realtà produttive, che possono trovare, ora, un sostegno negli incentivi previsti dal PNRR e dai decreti attuativi. Vediamoli nel dettaglio.
La misura interessa tutti i beni ricompresi nell’allegato B della legge 11 dicembre 2016, n.232, come integrato dall’articolo 1, comma 32, della legge 27 dicembre 2017, n.205, vale a dire: software, sistemi e system integration, piattaforme e le loro applicazioni. Sono incluse anche le spese che sono state sostenute mediante soluzioni di cloud computing, considerando solo la quota imputabile per competenza.
Gli incentivi, secondo la Legge di bilancio 2022, erano e sono previsti per il quadriennio dal 2021 al 2025, con aliquote diverse per tipologia di investimento e percentuale di agevolazione che si riduce nel corso degli anni. Originariamente, si prevedeva dal 2021 al 2023 un recupero del 20% del costo, nel limite massimo di quelli ammissibili pari a 1 milione di euro; per il 2024 scende al 15% e, per il 2025, si arriva al 10%.
Con il DL n.50/2022 la maggiorazione degli incentivi, passando dal 20% al 50% è prevista sino al 31 dicembre 2022, ovvero, sino al 30 giugno 2023, se gli acquisti sono stati accettati dal venditore entro il 31 dicembre 2022 con acconti pari almeno al 20% sul totale. La misura ha sostituito il cosiddetto superammortamento e iperammortamento in favore delle imprese, che consentivano di maggiorare, a fini fiscali, i costi sostenuti per specifiche categoria di investimenti.
L‘obbiettivo è di incentivare le imprese nel processo di trasformazione tecnologica e digitale, creando o consolidando, le competenze delle risorse umane nelle tecnologie che possano realizzare il paradigma 4.0.
Fra queste vanno ricordate: big data e analisi dei dati; cloud e fog computing; cyber security; simulazione e sistemi cyber-fisici; prototipazione rapida; sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata; robotica avanzata e collaborativa; interfaccia uomo macchina; manifattura additiva (o stampa tridimensionale); internet delle cose e delle macchine; integrazione digitale dei processi aziendali. Il credito d’imposta è riconosciuto in misura diversa fra piccole, medie e grandi imprese.
Per le P.I. è previsto il 70% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 300 mila euro. Mentre alle M.I. è riconosciuto il 50% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250 mila euro. Le G.I. potranno avere il 30% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250 mila euro. Per accedervi, occorre utilizzare solo i soggetti individuati con decreto del MISE e certificare, poi, le competenze acquisite grazie alle attività formative da questi stessi erogate.
Nel caso di progetti avviati successivamente all’entrata in vigore del DL n.50/2022, che non risultino in linea con le indicazioni dello stesso, le misure del credito d’imposta sono rispettivamente diminuite al 40% e al 35%. Se la formazione è destinata a lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati, il credito d’imposta viene elevato al 60%.