Le Potazzine prima di essere una azienda di Brunello di Montalcino biologica è la storia di Sofia e Viola Gorelli, le due “cinciallegre” (questo è il significato del termine dialettale potazzine) che hanno deciso di portare avanti la tradizione di famiglia: 5 ettari vitati nel cuore della Toscana dove producono ogni anno 28 mila bottiglie fra Brunello e Rosso di Montalcino. La passione e l’entusiasmo che pervadono queste due belle, delicate ma toste ragazze che si occupano a 360 gradi dell’azienda, è tangibile. Una sensazione che ben si comprende assaggiando il loro vino, possente ed elegante, longevo e fresco, frutto di una filosofia green che nasce da lontano.
Dal 1993 quando Gigliola Giannetti, mamma delle sorelle Gorelli, ha acquistato i suoi primi terreni vitati, ha iniziato fin da subito un percorso rispettoso dell’ambiente e del paesaggio nella coltivazione della vite seguendo un processo non invasivo anche in cantina, utilizzando solo lieviti indigeni nella vinificazione dei vini. Gigliola è nata e cresciuta a Montalcino, toscana da generazioni. Il suo esordio professionale appena maggiorenne è stato da Biondi Santi, respirando già da allora la filosofia di produzione del grande rosso toscano. Poi, dopo una piccola esperienza al Consorzio di tutela, ha deciso nel 1987 di aprire la sua prima attività, una piccola Enoteca, che ancora conduce con la famiglia in centro a Montalcino. Ora dopo 20 anni accanto all’enoteca hanno aperto anche un piccolo ristorante tipico con una carta dei vini importante.
“Le mie Potazzine Viola e Sofia”, racconta Gigliola, ”lavorano entrambe in azienda ormai da anni. Hanno fatto tutte e due ciò che desideravano fare: Viola, 28 anni, ha studiato Economia all’università Cattolica del Sacro Cuore a Milano per tre anni e poi ha lavorato qualche mese a Londra; Sofia, 25 anni, lo stesso, ha conseguito la laurea triennale in Lingue sempre in Cattolica a Milano, poi”, continua Gigliola, “tutte e due hanno deciso di tornare a Montalcino e lavorare con me in azienda”. Gigliola resta, consiglia, supporta, ma cede il passo alle sue ragazze che si dedicano anima e corpo alla produzione seguendo l’imprinting sostenibile di Gigliola. Viola si occupa principalmente della produzione. Dalla vendemmia, alle fermentazioni naturali con soli lieviti indigeni all’invecchiamento, all’imbottigliamento, ai travasi effettuati solo al bisogno. Sofia, invece, si occupa più della parte commerciale, ospitalità, visite in cantina e amministrazione in ufficio.
Nasce così, per Viola e Sofia, la voglia di sperimentarsi in una produzione propria, dal desiderio di costruire un rapporto forte, duraturo ed etico con il territorio, seguendo la direzione sostenibile della famiglia, cercando prima con l’aiuto di esperti poi da sole di costruire un proprio percorso in un rapporto quasi materno con la vigna e con il vino. “ La vite va accudita come un bambino”, spiega Viola, “ devi seguirla dalle potature invernali sino alla vendemmia, che da noi è solo manuale con l’aiuto di mano d’opera specializzata che ci aiuta ormai da molti anni. Noi siamo un’azienda familiare che può permettersi un rapporto fidelizzato con i suoi collaboratori.”
Nel 2017 arriva la certificazione di un processo in realtà iniziato 30 anni fa, quando termini come biologico e sostenibilità erano sconosciuti ai più. “Ad oggi siamo certificati come uva biologica”, prosegue Viola, “anche se non ci interessa dichiararlo in etichetta in un momento storico come questo dove sembra più una moda che una filosofia di produzione. Abbiamo a cuore questo territorio e siamo rispettosi di esso in tutte le fasi e gli aspetti produttivi, che gestiamo con grande attenzione alla sostenibilità. “Niente diserbo chimico contro le piante infestanti del vigneto ma sfalcio manuale, prodotti biologici per proteggere l’uva da malattie e parassiti, fermentazioni con i soli leviti indigeni e temperature non controllate, assenza di chimica in aggiunta ai vini tranne la piccola quantità necessaria di solfiti, invecchiamenti tradizionali lunghissimi in botti di rovere di Slavonia di dimensioni grandi 30 e 50 hl.
“Vendiamo in circa 25 paesi diversi”, racconta Sofia, “il nostro primo mercato è stato l’America, per dimensione, ma il nostro mercato principale per importanza è sicuramente l’Inghilterra, Londra in particolare. L’estero vale circa il 70% del nostro mercato ed il restante nel nostro splendido Paese soprattutto nel canale Horeca.” La parte più coinvolgente è la visita in azienda. “Sono soprattutto i giovani”, prosegue Sofia, a fare domande e ad approfondire la conoscenza su quello che sta dentro al calice di vino, vogliono capire la nostra filosofia sostenibile vedendo quello che facciamo in vigna ed in cantina.”